giovedì 5 maggio 2011

Cosa cambia tra quando è chiuso e quando è aperto?


Stamane, per motivi di lavoro, mi trovavo a passare davanti il Municipio della mia città e noto con curiosità che il portone d’ingresso del Palazzo Comunale è stato sbarrato per la protesta inscenata dal nostro Sindaco per il fatto che la Regione gli ha appena negato 4 milioni di euro di finanziamenti per la messa in sicurezza del centro storico cittadino.
Tutto ciò accade qualche giorno dopo il più che previsto da tutti crollo dell’antico Palazzo lo Jacono, uno dei più importanti del centro storico agrigentino.
Decido di fare una foto, visto che non è un evento che capita tutti i giorni, cosi lo ricorderò quando sarò grande.
Dopo di che, di buon umore e “carico” come quasi ogni mattina, mi avvio verso l’Ufficio tecnico dello stesso Comune, apprestandomi ad intraprendere una delle mie giornaliere battaglie contro la burocrazia. Ma la mia professione, che io adoro, mi impone anche questo non molto allettante aspetto e devo per forza affrontarlo per poter portare a termine i progetti che i clienti mi commissionano.
Oggi ho 3 problemi da risolvere. La prima ora passa per soddisfare la richiesta di un cliente per il quale un mese fa ho presentato la richiesta di una copia di un Autorizzazione rilasciata dallo stesso Comune l’anno scorso.
Così inizia il balletto mio e della mia istanza, vengo catapultato dal servizio VII, al servizio II, al servizio VII nuovamente. Premetto che nelle scorse settimane per ottemperare a tale richiesta mi sono stati fatti compilare una serie di altre richieste integrative, sui modelli “giusti”, oltre ad atti di notorietà ecc... Nel frattempo ad una delle mie tante perplessità l’impiegato di turno, che non trova il parere in questione, mi risponde che la colpa è mia che non so dove sono conservati i progetti al Comune. Le mie perplessità aumentano.
Vengo rinviato ad un’altra impiegata, una buon’anima oserei dire, che prende a cuore il mio caso e mi conduce dopo una circumnavigazione dell’intero edificio tra una stanza e l’altra, verso la soluzione del problema. Alla fine la soluzione si trova, devo ripresentare l’istanza e ripartire da zero, stavolta però, mi assicura l’anima pia, seguirà lei direttamente tutto l’iter fino a soddisfare la mia richiesta.
Penso fra me e me un paio di cose: 1) perchè tutti questi settori degli uffici comunali si chiamano servizi, cioè quelli che dovrebbero offrire ai cittadini, e non disservizi?; 2) penso che questa anima pia si trova nel posto sbagliato al momento giusto.
La seconda ora passa per chiedere info su una richiesta di concessione edilizia presentata circa una mezza dozzina di mesi fa. L’impiegato, che ha completato l’istruzione della pratica circa 1 mese fa, l’ha passata al suo dirigente superiore; riesco a capire dopo un po’ di attesa che il dirigente superiore l’ha passata, dopo un altro mese, all’Ingegnere Capo e di questo me ne compiaccio visto che fino a 15 giorni fa la stessa pratica era avanzata di poco, in particolare dalla sedia fino alla scrivania del dirigente (un bel passo in avanti di questi tempi).
Chiedo informazioni su cosa preveda ancora l’iter, mi viene detto che dopo l’ingegnere capo verrà passata al quarto funzionario per il rilascio definitivo della concessione; a conti fatti e rispettando la media cronologica dovrei averla per le mani tra non più di un mesetto, il mio self control pur messo a dura prova, ancora una volta ha tenuto; il che mi incoraggia.
La terza ed ultima ora del mio girovagare mattutino viene impegnata a risolvere il terzo problema.
Naturalmente mi manterrò sempre molto generico per ragioni di privacy. Dopo circa un anno (e ferma da almeno 6 mesi) non può essere ancora rilasciata ad una mia cliente una concessione poiché una degli uffici preposti a dare il proprio parere per un banale errore di stampa cosi scrive in sintesi nel proprio Nulla osta:
visto che a legge … consente di …;
visto che la richiesta presentata non contrasta con il regolamento comunale n°…;
“non” si esprime parere favorevole…
Dopo averlo letto mi sono più volte chiesto se fossi io ad essere impazzito improvvisamente oppure se sono capitato in un altro di quei settori che più che servizi andrebbero chiamati disservizi.
Comunque, a parte le troppo facili ironie, dopo una buona mezzoretta di dialogo amichevole (col sorriso in bocca o con i denti digrignati, fate voi) col funzionario istruttore della pratica, troviamo insieme una soluzione sul da farsi ed ottengo di poter interloquire col Capo del “Servizio”(?) presumibilmente la prossima settimana tra lunedì e venerdì, un successone insomma. Nel frattempo la mia mattinata “lavorativa” è già trascorsa. Nella mia testolina sempre frullante, mi sorge spontanea una domanda: bene o male io ormai sono un esperto di uffici comunali e so come muovermi e quale “disservizio” cercare tra gli uffici, ma mi metto nei panni del povero cittadino che dovesse aver bisogno di sbrigare con urgenza una pratica, “porello”, per dirla alla romana.
Dopo aver concluso la mia battaglia mattutina mi riavvio verso la mia auto e ripasso davanti al portone chiuso della sede centrale, ed è qui che mi sorge spontanea la domanda che da il titolo alla mia nota: cosa cambia tra quando è aperto e quando è chiuso questo portone? E, da buon sognatore, inizio a pensare ad una società informatizzata in cui è possibile sbrigare qualunque cosa online, standosene comodamente seduti nel proprio ufficio o a casa propria senza bisogno di oltrepassare quel portone … ma questa è un’altra storia.

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